Khettara in Marocco
Durante l’escursione da Marrakech a Merzouga, in compagnia di una famiglia amica, fatta dal 28 giugno al 01 luglio 2024, le emozioni sono state molteplici
Una di queste, visitare le khettara.
Prima di arrivare all’incontro con la carovana di dromedari che ci ha accompagnato nel meraviglioso campo tendato nell’Erg Chebbi, abbiamo fatto una sosta alle khettara. Abbiamo conosciuto il custode che, dopo averci offerto un ottimo tè sahariano, ci ha accompagnato alla scoperta della khettara.
Siamo entrati in uno stretto “sgabuzzino” che con una ripida scala, ci ha portato nelle profondità del Sahara.
L’emozione vera l’ho vissuta mentre scrivo questo articolo, dopo aver capito realmente la storia e l’importanza del luogo in cui mi trovavo.
Khettara, parte del patrimonio storico marocchino
Le khettara sono parte del patrimonio storico in Marocco.
Patrimonio storico, ma anche culturale e sociale.
Parlando di acqua in Marocco, della sua storia e dei metodi della sua gestione, sono organicamente legati all’identità e alla civiltà marocchina, perché le più grandi città e capitali del Marocco nel corso della storia sono state scelte per criteri relativi alla loro posizione geografica e per la loro abbondanza di acqua e le sue risorse.
Come furono costruite le khettara
Vediamo innanzitutto come sono state costruite le khettara e, come vengono ancora oggi, mantenute in funzione e gestite.
Tradizionalmente, le khettara furono costruite a mano da un gruppo di uomini, dei lavoratori qualificati ma, spesso anche da schiavi.
Il passaggio iniziale fondamentale era l’individuazione della risorsa idrica.
Solitamente localizzata nel punto in cui la conoide alluvionale incontra le propaggini delle montagne. Questa fase gioca un ruolo determinante in questa operazione.
Veniva quindi scavato un pozzo di prova per determinare se la risorsa e il flusso erano abbondanti e sufficienti per poter procedere alla costruzione di una khettara.
Se la prova era giudicata soddisfacente, veniva progettato un percorso e si procedeva allo scavo.
La squadra di scavo era solitamente composta da 3-4 operatori. Una persona scavava la galleria in senso orizzontale con la zappa; una seconda persona raccoglieva il materiale scavato mettendolo in un sacco di cuoio, che veniva poi portato da uno o due altri operai a livello del suolo attraverso il pozzo verticale.
La velocità di costruzione, dipendeva dalla larghezza e dall’altezza del tunnel, dalla natura geologica e petrologica del terreno e dalla profondità della falda freatica.
Il tunnel orizzontale, dove il terreno era più soffice, poteva raggiungere una profondità di 20 m al giorno, trovando un terreno più duro o, quando si doveva andare più in profondità, si poteva arrivare ad un massimo di 2 m al giorno.
Nel caso in cui l’equipaggio, incontrava rocce, venivano abbandonati i lavori per la costruzione della khettara.
Le persone che partecipavano allo scavo, dovevano possedere competenze particolari e una buona conoscenza della natura, della topografia e della geomorfologia dell’area.
Generalmente una khettara è composta da tre parti principali: un pozzo madre, un tunnel sotterraneo e pozzi secondari.
La gestione delle khettara
La gestione delle khettara era eseguita dalla jmâa, istituzione che incarna il desiderio collettivo di cooperazione.
I compiti della jmâa comprendono la gestione, la distribuzione e la regolamentazione dei diritti sull’acqua irrigua, sui pascoli, sulla ricchezza forestale e altro utilizzo.
La jmâa, decide di avviare la manutenzione e le varie riparazioni da effettuare in una khettara, porta alla risoluzione dei conflitti e approva vendite, modifiche, affitti e condivisione dell’acqua tra proprietari.
Ogni proprietario di una quota d’acqua di una khettara, ha il diritto di sfruttare la sua quota d’acqua come desidera e ha il diritto di vendere, affittare o ipotecare l’acqua ad altre persone.
L’acqua, che si riesce ad avere con le khettara, è in comproprietà tra gli abitanti dell’intero ksar o villaggio fortificato, hanno comunque libero accesso per uso domestico, garantito dai principali canali o “souagui” che lo attraversano.
Tutti gli abitanti del villaggio devono contribuire al mantenimento e al controllo delle khettara e sono tenuti a condividere le spese dei lavori di restauro e di ampliamento delle gallerie necessarie, che vengono eseguiti periodicamente.
Il lavoro di manutenzione collettiva è organizzato sotto l’autorità del capo dell’acqua “sraifi” o “amghar-n-waman”, eletto ogni anno dalla jmâa.
In Marocco, tradizionalmente, tutte le persone aventi diritto all’acqua sono obbligate a partecipare al mantenimento collettivo della khettara, indipendentemente dalla quantità di terra e di acqua in questione.
Questa manutenzione è necessaria con una certa frequenza poiché gli accumuli di sedimenti nel tunnel di khettara portano rapidamente ad una riduzione o addirittura ad un blocco dei flussi d’acqua.
La manutenzione consiste generalmente nella rimozione dei sedimenti dal tunnel khettara e dal souagui principale.
Inoltre, potrebbe essere necessario tappare i pozzi verticali per ridurre al minimo l’impatto con la sabbia, e il tunnel orizzontale dovrebbe essere periodicamente ispezionato per verificare eventuali erosioni o crolli.
Tipicamente ogni famiglia propone e offre un lavoratore al giorno durante le operazioni di manutenzione.
Se la manutenzione viene effettuata da persone esterne, tutti i proprietari devono contribuire al pagamento e prendersi cura collettivamente del proprio cibo.
Il gestore dell’acqua distribuisce i compiti tra i lavoratori, distribuendo i compiti pesanti ai lavoratori più giovani e quelli leggeri ai più anziani.
Ad esempio, gli uomini più anziani assumono compiti come tagliare e rimuovere rami e ramoscelli lungo la seguia che ostruiscono il libero flusso dell’acqua.
Gli uomini più giovani assumono compiti come la rimozione dei sedimenti accumulati nei souagui.
Per fare questo, ogni seguia viene divisa in sezioni di tre metri “asfil”, e ciascuna di esse viene pulita da due persone che partecipano ai lavori di manutenzione.
Talvolta compiti specifici vengono svolti da lavoratori specializzati “mâalmin” dietro compenso.
Chi è impossibilitato a partecipare al lavoro collettivo deve pagare il lavoratore che lo sostituisce, oppure preparare un pasto per tutti i lavoratori.
Nel caso in cui qualcuno si rifiuti completamente di contribuire ai lavori di mantenimento delle khettara, queste ultime possono essere multate dal capo delle acque o punite dalla jmâa con l’esclusione sociale.
Khettara, patrimonio storico, economico, sociale ed ecologico in Marocco
Le Khettara, sono sistemi attivi di trasporto idrico attraverso corridoi sotterranei diffusi in Marocco, in particolare nelle zone aride e semiaride, da oltre mille anni.
Costituiscono un patrimonio storico, economico, sociale ed ecologico degno di attenzione, cura e considerazione, soprattutto dal momento in cui l’umanità ha preso coscienza dei pericoli delle fluttuazioni climatiche e ha iniziato ad adottare misure urgenti per affrontare i rischi ambientali che minacciano il futuro del pianeta blu.
Fonti storiche, affermano che la prima khettara fu costruita in epoca Almoravide, dinastia regnante tra l’XI e il XII secolo, quando a Marrakech, le risorse idriche erano appena sufficienti a soddisfare le esigenze irrigue della guarnigione militare.
Con l’avvento delle khettara, divenne possibile fornire acqua in forma continua e in misura sufficiente per l’attività agricola e altre attività quotidiane della popolazione.
Le khettara, furono una condizione necessaria affinché la “città rossa” diventasse all’epoca la capitale del Marocco.
Da allora, la khettara divenne una componente economica e culturale in molte regioni del Marocco caratterizzate dall’esistenza di questa indispensabile costruzione, con grande valore storico e culturale.
Col tempo la khettara è diventata proprietà collettiva del villaggio, ogni individuo che ne fa parte può beneficiare di questo patrimonio secondo una precisa distribuzione delle ore della giornata e secondo un programma ben elaborato dalle jmâa.
Questi impianti idrici, il cui numero attuale in Marocco è stimato a 600 khettara attive, svolgono ancora oggi questo ruolo in alcune regioni del Marocco.
In Marocco, la tecnica khettara, è uno dei metodi adottati nelle regioni Drâa-Tafilalet e Marrakech, per fornire acqua all’agricoltura della regione.
La khettara è un metodo ecologico, in quanto non necessita di pompe idriche o altre fonti di energia, per alzare il livello dell’acqua o per portare acqua a piccoli bacini.
Durante gli ultimi anni di siccità, alcune khettara hanno riscontrato qualche difficoltà, nonostante gli sforzi compiuti dai residenti per salvarle e riportarle in vita.
La grossa preoccupazione degli abitanti del Drâa-Tafilalet e in particolare degli abitanti dei villaggi e delle zone desertiche, è come preservare l’elemento acqua, che costituisce la base delle loro attività agricole, spesso di sussistenza.